Le nuove scoperte delle scienze nutrizionali stanno mettendo in discussione le tesi che hanno portato i produttori alimentari di tutto il mondo a creare prodotti carichi di sale, zuccheri e grassi idrogenati: il settore sembra oggi maturo per una svolta.
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I “sausage roll” prodotti da Greggs, catena britannica di prodotti da forno, sono favolosi: “puro piacere” secondo le recensioni online. Quindi, la notizia che l’azienda abbia creato un pluripremiato wrap vegano e che le proposte sane dell'azienda stiano trainando al rialzo le vendite, la dice lunga.1
Secondo il provider di dati IRI, che analizza il mercato alimentare al dettaglio del Regno Unito, i consumatori sono sempre più orientati verso alimenti “privi di schifezze”.2 Ciò significa “niente schifezze” sia nel modo in cui i prodotti arrivano sugli scaffali che negli ingredienti. I prodotti ricchi di sale, zuccheri e additivi sono ormai sotto la lente e sta crescendo l’interesse per le alternative più fresche e più sane.
Un'epidemia di obesità
Ci siamo svegliati un po’ tardi, no? Il Regno Unito deve affrontare il problema dell'obesità, ma non è l’unico. Negli ultimi quarant'anni, il numero di persone obese a livello mondiale è triplicato. All’interno dell'OCSE, possiamo parlare di epidemia: oltre un adulto su due e un bambino su sei sono in sovrappeso o obesi.3 Ciò ha preoccupanti implicazioni su una serie di malattie debilitanti associate all'eccesso di peso. Aumento delle malattie cardiache ed epatiche, dell’ipertensione, degli ictus e del diabete di Tipo II: tutte malattie che ora si presentano in popolazioni più giovani rispetto al passato.

Al di fuori dell'OCSE, il quadro è analogamente inquietante. Anche se negli ultimi venticinque anni un miliardo di persone sono uscite dalla povertà estrema,4 la sfida nutrizionale non si è affatto conclusa. In Brasile, per esempio, fin dalla sua introduzione nei primi anni del 2000, il welfare sociale è stato utilizzato per incrementare i redditi delle fasce più povere della popolazione, dando modo ai consumatori di acquistare alimenti trasformati a buon mercato.
Si tratta di alimenti che vengono ritenuti di alta qualità: non si alterano e non vanno a male, ma spesso sono ricchi di grassi idrogenati, zuccheri, sale e conservanti e poveri di ingredienti tradizionali, quali i cereali integrali e i fagioli. In una geografia complessa, oltre la metà della popolazione è oggi in sovrappeso5, ma obesità e fame continuano a coesistere.
Il problema della sotto-nutrizione è ancora immenso. È ancora la causa della metà dei decessi dei bambini al di sotto dei cinque anni a livello globale.
“Il problema della sotto-nutrizione è ancora immenso”, sostiene la nutrizionista Alexandra Rutishauser-Perera di Azione contro la fame. “È ancora la causa della metà dei decessi dei bambini al di sotto dei cinque anni a livello globale. Eppure, molti paesi dal reddito medio-basso affrontano il problema dell'obesità”.
Gestire simultaneamente la sotto-nutrizione e la sovra-nutrizione è un “doppio onere”: allarmante per chi lavora nella salute pubblica, già alle prese con le emergenze sanitarie. Ma la sovra-nutrizione è il principale dei due problemi: interessa 1,9 miliardi di persone di età superiore ai 18 anni in tutto il mondo.6
Solo fame nervosa?
Un numero sempre crescente di persone lotta contro il peso, le mode alimentari abbondano e, secondo l’azienda di ricerche di mercato Mintel, vi è una “diffusa sfiducia” rispetto alle rivendicazioni dei produttori alimentari.7 (Ricordiamo che un’unica azienda di fast food - McDonalds - nel 2017 ha speso oltre 96 milioni di sterline per promuovere i propri prodotti nel Regno Unito,8 oltre il doppio del budget per il “marketing sano” di Public Health England per lo stesso anno.9)
Per i consumatori è estremamente difficile ripiegare su scelte dietetiche corrette, in particolare quando i messaggi non sono chiari. Anche quelli semplici, come “mangia più frutta e verdura fresca”, può significare mangia almeno cinque porzioni al giorno (come raccomandato dalle autorità sanitarie in Germania, Spagna, Nuova Zelanda, Cile ed Estonia), sei al giorno (in Danimarca), “due più cinque” (due porzioni di frutta e cinque di verdura, come previsto dalle direttive dell’Australia orientale) o “più”, come negli Stati Uniti, dove si raccomanda che la frutta e la verdura costituiscano circa la metà di un ipotetico pasto. Escluse le patatine, sottolineano negli orientamenti, nel caso in cui qualcuno le mettesse allo stesso livello delle patate “fresche”.10
I medici forniscono indicazioni chiare? La loro formazione può essere carente da un punto di vista nutrizionale e le indicazioni sono incredibilmente eterogenee. Una dieta a “basso tenore” di carboidrati per le persone affette da diabete di Tipo II potrebbe contenere il 4% di apporto energetico quotidiano da carboidrati o il 40%, in base a chi si chiede.11
La confusione regna sovrana, con un conseguente rapporto complesso e talvolta debilitante con il cibo. Esaminiamo i risultati di uno studio statunitense su 2.200 studenti universitari, intitolato “Food and life, pleasure and worry” (Cibo e vita, piacere e angoscia).12 Secondo questo sondaggio, svolto da Paul Rozin, psicologo della University of Pennsylvania, il 28% degli intervistati ha affermato che preferirebbe prendere una pillola per nutrirsi invece che mangiare e il 14% è “troppo imbarazzato” per comprare una tavoletta di cioccolato in un negozio.
Veniamo ai fatti
Come siamo arrivati a questa difficoltà? Perché i messaggi sono così confusi e contraddittori?
Un fattore sorprendente da tenere a mente è che la scienza della nutrizione è abbastanza giovane, come mostrato nella sequenza temporale alla Figura 1. Sebbene gli studi relativi agli effetti di conservanti alimentari pericolosi, come l’acido borico, risalgano all'inizio del Novecento13, gli studi clinici rigorosi e randomizzati su grandi numeri di soggetti si sono diffusi solo a partire dagli anni ‘90.14 E solo dall’inizio del nuovo millennio è evidente che la dieta e i modelli alimentari sono molto più significativi per lo sviluppo di malattie croniche rispetto ai singoli nutrienti. Naturalmente, la storia di questo settore ha avuto le sue difficoltà, assistendo a sfide e contro-sfide dei gruppi di interessi di fronte agli avanzamenti della scienza e all’intervento degli organismi di regolamentazione a tutela dei consumatori.
La valutazione dettagliata di nutrienti, alimenti, modelli dietetici ed esiti di salute è relativamente nuova e gli scienziati ancora non comprendono appieno tutte le complessità. Un’interessante delucidazione proviene da ciò che sappiamo sull’umile carota, come ci spiega Michael Pollen, docente della University of California, che ha scritto ampiamente sulle scelte nutrizionali, nel suo libro Il dilemma dell’onnivoro.
“Fondamentalmente, ancora non capiscono che cosa accada nel profondo dell'anima di una carota, che cosa renda la carota un alimento sano”, afferma. “L'essenza di una carota… è il beta-carotene? È ciò che pensavano. Ma hanno estratto il beta-carotene dalla carota e non ha funzionato come integratore. Quindi c'è qualcos’altro nella carota. Prima o poi lo scopriranno. Ma ancora non sanno che cosa sia”.
In genere, oggi si pensa che il beta-carotene e l’alfa-carotene contribuiscano al funzionamento del sistema immunitario, mentre il falcarinolo e gli altri poliacetileni vengono studiati per i possibili effetti antinfiammatori.15 Ciò significa che gli ingegneri possono mandare una Tesla nello spazio, ma i segreti della carota sono ancora segreti, anche se abbiamo mangiato carote per migliaia di anni.

Nel frattempo, i “vecchi” obiettivi degli studi nutrizionali, improntati sui singoli nutrienti e sulle medie giornaliere raccomandate, sono insufficienti. Costituiscono la base della maggior parte delle tradizionali linee guida nutrizionali, ma sono a-contestuali e non tengono conto del modo in cui il cibo è prodotto, chimicamente alterato dal trattamento e combinato nel piatto.
“Non distinguono gli alimenti dai prodotti alimentari”, spiega il Professor Carlos Monteiro della Scuola di salute pubblica dell’Università di Sao Paulo, consulente di vari gruppi delle Nazioni Unite su dieta e salute. “Per esempio, alla base dell'elenco dei prodotti alimentari che devono essere consumati in quantità maggiore, abbiamo i cereali e i prodotti derivati, perché forniscono carboidrati. Le raccomandazioni presuppongono che i carboidrati di un chicco di mais o di frumento, del pane, dei cereali per la prima colazione o addirittura di un muffin abbiano lo stesso impatto sulla nostra biologia - e oggi sappiamo che questo non è vero”.
Sostiene che esiste una differenza fondamentale tra il valore nutrizionale dei cibi freschi, preparati al momento, e di quelli che sono stati alterati e migliorati artificialmente.
La prossima rivoluzione alimentare?
In questo contesto, sono emersi diversi aspetti preoccupanti. Il palato umano viene attratto dallo zucchero e il consumo medio è salito bruscamente, in quanto un maggior numero di consumatori sceglie cibi pronti pieni di zuccheri. Si ritiene che gli zuccheri liberi creino potenzialmente dipendenza, interrompendo il centro di ricompensa cerebrale e contribuendo all’eccessivo consumo di alimenti estremamente energetici.16 È necessario lavorare ancora molto sugli alimenti trasformati, per capire in che modo le tecniche utilizzate per creare ingredienti a buon mercato e di lunga durata (amidi, grassi idrogenati, isolati proteici, micronutrienti sintetici) influiscano sul corpo.17 Ci si focalizza anche molto sull’influenza dei batteri intestinali sul sistema immunitario18 e sull’interazione dei probiotici con le cellule intestinali.
La ricerca in questi settori ha portato a una rivoluzione del pensiero e dell’investimento nei prodotti alimentari. A un estremo, i puristi suggeriscono che sia tempo di tornare ai principi di base: tornare ai tradizionali modelli alimentari e a un’agricoltura sostenibile, meno intensiva. Abbiamo assistito a un forte dinamismo a livello basilare, con la nascita di piccoli produttori alimentari per soddisfare la domanda locale.
All'altro estremo, gli investimenti in tecnologie applicate sono stati relativamente scarsi nell'industria alimentare. Recentemente, le start-up agroalimentari sono riuscite ad attirare finanziamenti per innovare, con 10,1 miliardi di dollari USA di capitali raccolti nel solo 2017. (Si confronti questo dato con i 2,36 miliardi di dollari USA raccolti nel 2014).19 Le grandi imprese stanno investendo anche nelle funzioni di ricerca interna e negli incubatori, come illustrato dal progetto “Springboard” (trampolino) di Kraft Heinz', a supporto di nuove idee. Le aree di interesse includono il miglioramento dell’uso delle risorse attraverso l'agricoltura di precisione, l’estensione dell'uso di colture idroponiche, la riduzione dei rifiuti e la freschezza degli alimenti, tramite una migliore gestione della catena di approvvigionamento, lo sviluppo di alternative alle carni e ai prodotti lattiero-caseari, compresi i prodotti a base di insetti e di verdure.
Nel frattempo, eserciti di ricercatori stanno lavorando per portare la nutrizione “oltre la dieta, ma prima dei farmaci”.20 I nutraceutici potrebbero essere la carta vincente delle aziende produttrici di alimenti che promuovono la salute e prevengono le malattie. Potrebbero poi rientrare in questo campo l’utilizzo degli stanoli vegetali per ridurre l'assorbimento di colesterolo nell'intestino, l’utilizzo della curcumina che si trova nella curcuma, per le sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, o quello dell’aceto per migliorare la sensibilità all’insulina nei diabetici. 21, 22 e 23
Incubatori: alla ricerca della prossima rivoluzione
Esempio: Kraft Heinz - Springboard
Ayoba-Yo - alternativa ai tradizionali prodotti a base di carne essiccata, con un processo di essiccazione all’aria di 14 giorni
Cleveland Kraut - produttore di crauti, ricchi di vitamina C e probiotici
Kumana - salsa di avocado di ispirazione venezuelana e salse con altri sapori da tutto il mondo
Poppilu - il brand della limonata antiossidante ha creato delle bevande a base di bacche di aronia, frutti estremamente antiossidanti
Quevos - patatine salate e croccanti di albume d’uovo, a basso contenuto di carboidrati e grassi e ad alto tenore proteico
Fonte: “Kraft Heinz reveals five brands chosen for its incubator initiative” (Kraft Heinz rivela cinque brand selezionati per il suo incubatore), FoodBev Media, 14 maggio 2018
Potrebbe inoltre essere all'orizzonte una nuova generazione di prodotti alimentari “puliti”. Prendiamo le carni bovine in-vitro, coltivate da cellule raccolte tramite biopsie effettuate su vacche anestetizzate dalla start-up olandese Mosa Meat.24 Con questo processo, in fase di sviluppo e supportato dalla società tecnologica tedesca Merck e dal trasformatore di carne svizzero Bell Food Group, potrebbe non essere più necessario uccidere il bestiame.
Anche se gli scambi con l’Autorità europea per la sicurezza alimentare sono agli inizi, le implicazioni ambientali potrebbero essere significative. Il miglioramento dei sistemi di produzione di proteine è un urgente requisito a livello globale, dato che la popolazione mondiale dovrebbe aumentare sostanzialmente entro il 2050, con un notevole carico ambientale. (Si ricordi che, ad esclusione delle lussureggianti e naturalmente fertili praterie, per la produzione di un chilo di carne bovina può essere necessaria una quantità di acqua davvero sorprendente: 15.415 litri25). Un sistema di produzione che richiede meno acqua, potenzialmente meno energia, meno terra, meno antibiotici e che produce meno gas a effetto serra segna diversi punti, ma solleva anche importanti interrogativi, ovviamente.
“Da una singola cellula si possono creare fino a 10.000 chili di carne coltivata, quindi le biopsie sarebbero solo sporadiche”, spiega il Professor Mark Post, responsabile scientifico di Mosa Meat, che ha già prodotto un hamburger “pulito” e sta lavorando per portare il prodotto sul mercato entro il 2021. “Teoricamente, potrebbero essere sufficienti solo 150 vacche per soddisfare l’attuale richiesta mondiale di carne. Naturalmente, la mandria dovrebbe essere più grande, per sostenere la popolazione, ma avremmo molti meno esemplari rispetto agli attuali 1,5 miliardi circa. Ciò significa che possiamo offrire a quelle vacche un tenore di vita molto più elevato”.
Da una singola cellula si possono creare fino a 10.000 chili di carne coltivata, quindi le biopsie sarebbero solo sporadiche.
Un settore maturo per una svolta
L’implicazione più ampia di questi sviluppi è che l'industria alimentare è sulla cuspide di un cambiamento enorme, probabilmente come il settore tecnologico nei primi giorni di internet. È probabile che i progressi tecnologici siano dirompenti e che mettano alla prova le grandi aziende di alimenti e bevande, che hanno fatto delle tecniche di produzione industriale degli alimenti la propria fortuna.
La creazione di alimenti pronti a lunga conservazione è stato un fattore chiave in passato, quando le aziende cercavano di far durare di più i prodotti in tutto il mondo. Un piccolo numero di aziende ha avuto un successo eccezionale, tanto da generare miliardi di dollari di vendite ogni giorno, ma si trovano ora davanti a una svolta, dato che le vecchie verità sono oggi messe in discussione.
In Brasile, per esempio, i recenti orientamenti si oppongono apertamente alla trasformazione industriale dei prodotti alimentari.26 Hanno una visione olistica dell'agricoltura, tenendo conto delle spese ambientali di produzione alimentare e del ruolo più ampio che la produzione di generi alimentari e il consumo svolgono nella società. Si tratta di un distacco radicale dall’approccio riduzionista ai nutrienti. Le linee guida brasiliane raccomandano che la dieta si basi su alimenti freschi tradizionali o minimamente trasformati e sulle preparazioni culinarie da essi derivate, selezionando attivamente i prodotti alimentari immessi sul mercato da produttori più piccoli e lasciando da parte i piatti pronti, ricchi di additivi.
“Questi alimenti molto trasformati sono formulati non solo per sostituire gli alimenti “veri”, ma anche per essere consumati in eccesso, per diventare un'abitudine o addirittura per creare dipendenza”, sostiene Monteiro. “La raccomandazione dovrebbe essere: evitateli”.
Questi alimenti molto trasformati sono formulati non solo per sostituire gli alimenti “veri”, ma anche per essere consumati in eccesso, per diventare un'abitudine o addirittura per creare dipendenza
Si tratta di un colpo diretto alle aziende alimentari che vendono prodotti trasformati di “vecchio” tipo. Prendete Kellogg's, per esempio, una società che vende in 180 mercati di tutto il mondo. Le sue azioni sono rimaste nell’indice S&P 500 per diversi anni. Sostiene di avere una “passione per la nutrizione”, ma alcuni dei suoi prodotti sembrano datati. Gli ingredienti dei cereali Froot Loops ne sono un esempio. In cima all’elenco: zucchero. Il prodotto contiene anche coloranti artificiali, olio vegetale idrogenato e un cocktail di vitamine e integratori (A, B12, C, D, acido folico, calcio, ferro e zinco), ma non c’è traccia di frutta vera.
Quando la nutrizione ottimale si basava sulla fortificazione e gli zuccheri liberi non erano ingredienti cui prestare attenzione, ciò avrebbe potuto essere accettabile. Ma oggi non lo è più. Dopo la pressione da parte delle autorità di regolamentazione alimentare per ridurre la quantità di zucchero, Kellogg's ha promesso di agire, ma le vendite di cereali zuccherati sono in calo. Anche gli integratori non si allineano agli attuali suggerimenti per la salute. “Il nostro corpo preferisce fonti di vitamine e minerali presenti in natura”, sostiene Monique Tello di Harvard Health Publishing.27
Con questi cambiamenti nell'aria, non sorprende che Kellogg's abbia cercato di imprimere slancio ad altri settori della sua attività (una forte spinta alla vendita di snack sui mercati emergenti) e abbia ricercato acquisizioni “sane”. Ha infatti recentemente acquisito la Chicago Bar Company, creatrice di RXBar, la barretta proteica “tutta naturale” venduta in tutte le palestre. Queste barrette contengono solo una manciata di ingredienti di alta qualità, tutti indicati a grandi lettere sulla confezione. In un momento di cinismo rispetto alle dichiarazioni di salubrità del cibo, questo sembra un prodotto semplice, che vende trasparenza. Sono passati meno di cinque anni tra la formulazione del concetto e la sua cessione a Kellogg's per 600 milioni di dollari USA28 e i rapporti televisivi suggeriscono che le vendite sono aumentate circa di 80 volte tra il 2014 e il 2017.
Il nostro corpo preferisce fonti di vitamine e minerali presenti in natura
M&A: l’opportunità bussa alla porta
“La maggior parte delle aziende alimentari, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, sta oggi scegliendo di concentrarsi su “salute e benessere””, sostiene David Bucolo, analista del consumo e responsabile dei portafogli azionari di Aviva Investors negli Stati Uniti, Chicago. “Hanno avuto luogo varie grosse acquisizioni in questo settore, la più significativa delle quali è l’acquisto di WhiteWave da parte di Danone nel 2017 per 10,4 miliardi di dollari USA”.
WhiteWave è specializzata in alternative ai prodotti lattiero-caseari, compreso il latte vegetale come il latte di mandorle e gli yogurt Silk, nonché in insalate organiche. Danone cerca di sfruttare la tendenza delle diete vegetali, consigliate per la salute (meno colesterolo e lattosio) e per il pianeta.
La maggior parte delle aziende alimentari, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, sta oggi scegliendo di concentrarsi su “salute e benessere”,
L’acquisto di una delle aziende alimentari a più rapida crescita negli Stati Uniti ha avuto tuttavia un costo: circa 21 volte i guadagni, rispetto a una media di circa 15 volte per le altre offerte nel settore.29 Altre recenti acquisizioni nell’arena di “dieta e salute” includono l’acquisto da parte di The Simply Good Foods Company di Atkins Nutritionals (l'azienda che promuovere la dieta a basso tenore di carboidrati del dottor Robert Atkins) per 730 milioni di dollari USA e l’acquisto da parte di The Campbell Soup Company dello specialista dei prodotti organici Pacific Foods of Oregon.
Nel reparto bevande, anche Coca-Cola è in fase di transizione. L'estensione delle imposte sullo zucchero, tese a ridurre il consumo di zuccheri da parte dei consumatori (in alcuni stati degli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Portogallo, negli EAU, in Sri Lanka, in Irlanda, in Sudafrica e in altri paesi), ha costretto l’azienda a intensificare gli sforzi volti a reinventarsi.30 Dato che l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di seguire questo percorso, una marcia indietro sembra improbabile.
Per avere un po’ di contesto, sono oggi più di 30 i paesi che hanno delle forme di imposta sullo zucchero, la diffusione di tale imposta è in accelerazione e l’introduzione avviene a livelli superiori (vedere l’illustrazione sotto). Tuttavia, tali imposte sono meno comuni rispetto a quelle per la lotta al fumo, dove sono 180 i paesi a prevedere un’imposta.
“In questi casi, il percorso di tassazione è stato avviato da un consenso circa gli impatti negativi per la società e da una valutazione dei costi finanziari per il pubblico”, secondo Abigail Herron, direttore globale degli investimenti responsabili di Aviva Investors. “Le imposte comportamentali possono contribuire a proteggere la salute e a generare entrate”.
Un’unica lattina tradizionale di Coca-Cola contiene circa 35 grammi di zucchero, equivalenti a circa sette cucchiaini, oltre la dose giornaliera raccomandata per un adulto. Con l'intervento delle autorità di regolamentazione, la strategia di Coca-Cola è stata quella di intensificare la commercializzare di formulazioni “dietetiche” e di mirare a brand più sani. Questa tendenza non rappresenta una novità, dato che, già da un po’, le vendite di bibite classiche sono in calo negli Stati Uniti.
Oggi, le formulazioni “light” si vendono meglio della Coca-Cola tradizionale in alcuni mercati, ma la percezione dei marchi più recenti è diversa. GLACÉAU Smartwater è stata acquisita per 4,1 miliardi di dollari in contanti una decina di anni fa, a un valore vicino a dieci volte i guadagni finali. Coca-Cola ha acquisito anche una partecipazione di maggioranza in Innocent smoothies per un importo non divulgato nel 2013 (“vivere bene e morire da vecchi” è il suo slogan) e ZICO coconut water, interamente acquistata nello stesso anno, secondo quanto riferito per un importo inferiore rispetto all'acquisizione Smartwater.
Sebbene l’acqua arricchita di vitamine inizialmente vendesse bene, con il tempo l’arricchimento artificiale ha perso consensi, in particolare quando i prodotti includono anche dolcificanti artificiali come l’aspartame. L’aspartame è ampiamente utilizzato in alimenti e bevande “dietetiche” (compresa la Coca-Cola Light), ma il suo uso è controverso, a causa della potenziale influenza dei suoi componenti (fenilalanina, acido aspartico, metanolo) sui neurotrasmettitori cerebrali.31 In alcuni prodotti è stato sostituito dalla stevia, un dolcificante alternativo a base di estratti di piante, inizialmente percepito come alternativa più sana. Ma anche la stevia è sotto studio, poiché si ritiene possa disturbare il metabolismo.32

Oggi, si cercano più dei prodotti arricchiti in modo “naturale”; da qui l'interesse per l’acqua di cocco, una “stella dell’idratazione”, secondo la American Society for Nutrition,33 poiché è naturalmente ricca di elettroliti. Nelle sue ultime mosse, Coca-Cola sta diversificando succo di frutta e miscele di cocco e sta ricorrendo ai tradizionali venditori di strada per spingere ZICO in Thailandia.
“Il mercato dei prodotti sani di origine naturale tra i consumatori tailandesi è aumentato in modo esponenziale e si prevede che il mercato dell’acqua di cocco arriverà oltre il raddoppio entro il 2020”, sostiene Karaked Puribat di Coca-Cola Thailandia. Una crescita a due cifre per l’acqua di cocco confezionata è prevista nel 2018.
Tutto questo per lo zucchero e i dolcificanti artificiali; ma gli additivi come il glutammato monosodico (MSG)? Il MSG è un esaltatore di sapidità; è naturalmente presente in molti alimenti, compresi i pomodori e i formaggi ed è stato dichiarato dalla statunitense Food and Drug Administration come “generalmente sicuro” per il consumo umano.34 Viene spesso aggiunto agli alimenti trasformati per esaltarne il gusto.
Dando un rapido sguardo al prezzo delle azioni del più grande fornitore al mondo, Lotus Health Group, notiamo che il titolo è in rallentamento sul mercato di Hong Kong e che il settore è sceso di oltre il 50% nell'ultimo anno.35 Perché? Sebbene l'associazione tra MSG e aumento di peso sia nota da tempo negli animali, la stessa associazione negli esseri umani risale a studi relativamente recenti.36 Sembra che il MSG possa influenzare la leptina, un ormone umano di regolazione del bilanciamento energetico e dell’appetito, contribuendo all’aumento di peso.
Anche in Cina, dove era piuttosto comune aggiungere il MSG ai cibi pronti, le vendite sono in calo, in quanto nella classe media cinese si sta imponendo la tendenza verso una dieta più sana. “I consumatori sono più preoccupati dei danni che il sale e il MSG faranno al corpo umano rispetto a quelli fatti dallo zucchero”, nota Estate Chen di Mintel. Detto questo, anche le vendite di cioccolato hanno subito un declino, come illustrato di seguito.
Per farla breve
Mentre l'industria alimentare si sta apparentemente spostando verso la “salute” (“quasi ogni azienda di snack sul pianeta”, secondo Bucolo), vale la pena valutare attentamente le dichiarazioni circa i prodotti. Negli ultimi lanci di prodotti alimentari, quasi un terzo dei prodotti sosteneva di essere “naturale”: il doppio rispetto a una decina di anni fa e il mercato è gremito.37 Anche le rivendicazioni ambientali ed etiche vengono utilizzate sempre più diffusamente.

“Non abbiamo mai avuto una maggiore quantità e varietà di cibo”, sostiene lo scrittore Michael Ruhlman. “E non abbiamo mai avuto cibo più dannoso e non abbiamo mai avuto tutto in tale abbondanza”.
Le scelte alimentari non saranno mai semplici. Tuttavia, man mano che la scienza va avanti, è rassicurante sapere che gli esperti nutrizionisti sembrano tornare ai tradizionali messaggi dietetici, suggerendo diete ampiamente basate su una varietà di cibi freschi, consumati con moderazione. La meravigliosa semplicità di questa tesi enunciata da Michael Pollan (“Mangiare cibo, non troppo, principalmente vegetali…”) è un utile punto da cui partire e una chiamata all’azione per i produttori di generi alimentari che si basano ancora sul richiamo degli alimenti non sani, ricchi di grassi idrogenati, zuccheri e sale.
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