Il ruolo delle città è molto cambiato rispetto a cinquant'anni fa. Chris Urwin, Director of Research – Real Assets, e Vivienne Bolla, Research Analyst – Real Assets spiegano perché i talenti, gli agglomerati e le dimensioni sono i fattori chiave per determinare quali saranno le città di maggior successo, insieme ai rispettivi mercati degli uffici europei, negli anni a venire.
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Il nuovo ruolo delle città
Il ruolo delle città è molto cambiato rispetto a cinquant'anni fa. Molte grandi città europee si sono sviluppate nell'era dell'industrializzazione, quando la competizione si basava molto sui costi di produzione. Il luogo doveva avere qualità come un porto naturale, l'accesso a un fiume navigabile, la vicinanza di fonti di energia (di norma il carbone) e la disponibilità di forza lavoro, fornitori e consumatori. Le città che avevano tali qualità godevano di un solido vantaggio comparato.
Tuttavia, con l'apertura dei mercati mondiali, l'accelerazione dei trasporti e il crollo dei costi di comunicazione, queste qualità non sono state più determinanti. L'approvvigionamento globale ha ridotto la portata dell'antica nozione di vantaggio comparato.
Eppure, il luogo, oggi, è importante tanto quanto lo era in passato. Come afferma l'economista urbano Ed Glaeser, "uno dei maggiori paradossi di oggi è che città che sono centri industriali siano ancora così vitali, malgrado la circolazione di beni e conoscenze sia molto più facile". Il successo di una città oggi dipende dalla sua capacità di agevolare lo scambio di conoscenze e la circolazione di informazioni, come base per la generazione di nuove idee. Il vantaggio competitivo non è più la possibilità di approvvigionamento ma l'uso sempre più produttivo delle risorse, il che richiede un'innovazione continua.
Talenti, agglomerati e dimensioni
Perciò, le caratteristiche che determinano il successo di una città sono del tutto cambiate. Nell'era del capitalismo della conoscenza, le città hanno bisogno di talenti, agglomerati e dimensioni. Questi sono tutti interconnessi e in qualche modo interdipendenti. Le città che hanno poli di eccellenza attraggono i talenti, che a loro volta ne fanno aumentare le dimensioni. L'urbanista Richard Florida dice che "la disponibilità di gente talentuosa e creativa equivale per le imprese moderne alla disponibilità di carbone e minerale di ferro per le industrie siderurgiche di una volta". Grandi concentrazioni di persone molto qualificate sono determinanti per le prospettive di una città.
Far parte di un agglomerato, per le imprese, vuol dire accesso più facile a informazioni, tecnologie ed efficienza nell'approvvigionamento, in particolare di lavoro. Questo rende le imprese della città più produttive.
Stoccolma, Berlino, Amsterdam e Copenaghen sono città con agglomerati di fama mondiale nei settori digitale e biotecnologico. Si crea un circolo virtuoso, per cui la vivibilità della città attira profili qualificati, la concentrazione di lavoro qualificato attira le imprese e agevola la creazione di nuove attività, il che, a sua volta, fa sì che altra gente qualificata decida di vivere in quella città. Berlino, ad esempio, è la sede di 38.000 società digitali e creative e si stima che lì ogni 20 minuti venga creata una start-up.
Analogamente, Monaco, Francoforte e Dublino sono città che competono a livello mondiale come sede legale delle imprese e sono sostenute da un mercato del lavoro con ottime credenziali. Dispongono di vivaci agglomerati in finanza, auto, IT e media, cultura e settori innovativi e in campo ingegneristico.

Lione, Stoccarda e Amburgo sono città molto solide che ospitano attività ad alto livello di competenze e vantano ottimi dati demografici. Si tratta di motori regionali che alimentano la crescita di alcune delle aree europee di maggior successo. Stoccarda è la sede di molte grandi società, come Daimler AG, Porsche, Mercedes-Benz, Bosche e Mahle, mentre Amburgo è il centro economico della Germania settentrionale e il crocevia dei trasporti verso la Scandinavia e l'Europa dell'Est.

La concentrazione funziona quando le imprese e le persone risiedono vicine, rendendo lo scambio di beni e idee più facile ed economico. Più grande è l'agglomerato, maggiori sono i benefici. In effetti, essi tendono a crescere in modo esponenziale con l'aumento di dimensione delle città. Pertanto, le città più grandi sono più produttive per il solo fatto di essere più grandi.
Le principali città europee, Parigi e Londra, sono eccezionali calamite di talenti provenienti da tutto il mondo e la loro dimensione dà loro un vantaggio competitivo. Hanno le carte in regola per trainare la crescita nell'era del capitalismo della conoscenza ed entrambe hanno mercati degli uffici con grandi vincoli allo sviluppo, il che nel lungo periodo rappresenta un forte potenziale di crescita degli affitti.
Le città del futuro
Questi sono i principali fattori di successo delle città. Ovviamente, nell'era della globalizzazione, le città che riescono ad attrarre talenti e capitale da tutto il mondo godranno anche di un profilo internazionale e di una connettività globale. Un adeguato livello di autonomia e una leadership visionaria possono contribuire a loro volta allo sviluppo delle città.
Per selezionare le città in cui investire in uffici, bisogna saper cosa cercare. Detto ció, le città nell'UE sono 800, di cui oltre 100 con più di 250.000 abitanti.
Alcune di esse possiedono buone caratteristiche per crescere nell'epoca del capitalismo della conoscenza, ma offrono poche opportunità per gli investitori in uffici, perché hanno mercati troppo piccoli, come Oslo o Helsinki, o perché le barriere d'ingresso sono troppo basse, come Varsavia. Ciascuna delle città da noi individuate per investire in uffici ha alte barriere d'ingresso o specifici segmenti di mercato con bassi rischi di approvvigionamento.
Va detto qualcosa sull'esclusione di alcune delle maggiori città europee, come Madrid e Milano. Entrambe hanno mercati degli uffici molto floridi, ma nessuna delle due sembra avere i tratti di un'economia della conoscenza di successo. Il livello d'istruzione di entrambe è più basso rispetto all'Europa settentrionale. L'emigrazione dei giovani istruiti è un grande problema sia in Spagna che in Italia, il che penalizza il fattore legato ai talenti. Inoltre, la popolazione in età lavorativa di Madrid è avviata a un graduale declino nei prossimi anni, mentre le prospettive di Milano sono offuscate dai relativamente alti rischi macroeconomici di lungo periodo dell'Italia.
Le città che possono farcela, specie nel capitalismo della conoscenza, sono quelle che riescono ad attrarre talenti, creare o conservare agglomerati di attività economiche a valore aggiunto e sfruttare l'effetto di scala che si crea quando le imprese e le persone risiedono vicino.
