Sebbene gran parte dell’attenzione mondiale continui ad essere rivolta alla lotta contro il COVID-19, anche la crisi climatica richiede urgente attenzione. Il numero di paesi e società che sostengono il passaggio a un mondo a più basse emissioni di carbonio è in costante crescita, ma restano da affrontare sfide pratiche per ottenere una realtà più pulita, sicura e sostenibile.
Oltre allo sconforto causato dal COVID-19, da più parti si è fatto anche appello a un radicale cambiamento di direzione, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente.
“Tornare alla “normalità” è problematico, se la “normalità” ci ha portato dove siamo”, ha affermato la professoressa Marianna Mazzucato dell’University College di Londra durante il primo lockdown britannico.[i] “Dobbiamo ripensare al tipo di società in cui vogliamo vivere ed essere più audaci e ambiziosi nella creazione dei rimedi”.
Decarbonizzazione: una sfida epica
Questo invito ad agire è tempestivo, dal momento che i lockdown hanno portato a un calo senza precedenti delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2). La chiusura dei luoghi di lavoro, la riduzione degli spostamenti e le persone costrette a rimanere a casa hanno avuto come effetto un’aria più pulita e la rinascita della fauna selvatica, rivelandoci un mondo diverso.
“L’impatto immediato del COVID-19 è stato una riduzione del 7-8% delle emissioni di CO2 rispetto al 2019”, afferma Richard Howard, Research director del gruppo di analisi energetiche Aurora Energy Research. “La sfida ora è come far ripartire l’economia e progredire. D’ora in poi, per decenni, dobbiamo ridurre le emissioni all’incirca della stessa percentuale ogni anno se vogliamo mantenere una direzione che consenta di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi [l’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015]. È una cosa molto, molto difficile da fare”.
Significa “disabituare” la società ai combustibili fossili, ad alcuni prodotti chimici e alla plastica. Significa anche diventare custodi più attenti del mondo naturale.
"La mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici riguarda sia l’arresto dei danni a elementi chiave dell’ambiente naturale che inibiscono l’assorbimento del carbonio, sia il miglioramento di tale assorbimento attraverso politiche per aumentare alberi, prati, l’assorbimento del carbonio nel terreno e la protezione e il potenziamento delle torbiere”, osserva Dieter Helm, Professore di Energy and economics presso l’Università di Oxford.2
Infine, raggiungere emissioni zero può anche richiedere soluzioni industriali, quali l’aspirazione della CO2 dall’aria (cattura diretta dell’aria) o la sua compressione e conservazione nel sottosuolo (cattura e stoccaggio del carbonio). [Ulteriori informazioni in Cattura del carbonio: soluzione o chimera?.3]
La relazione sul progresso climatico: deludente
Un rapido sguardo ai progressi compiuti da un’azione coordinata sul clima non è incoraggiante. “Non sta andando bene”, è la succinta analisi di Helm nel suo libro Net Zero: How we stop causing climate change.4 “Se l’obiettivo fissato nel 1990 era quello di ridurre le emissioni e il riscaldamento globale, si è trattato di un fallimento assoluto”.
Tralasciando le riduzioni associate alla crisi finanziaria globale e ai lockdown per il COVID-19, la curva delle emissioni globali è salita. Inoltre, esistono già impianti alimentati a carbonio sufficienti a portare il mondo oltre l’obiettivo di limitazione dei danni concordato nel 2015.
Ma eventi climatici estremi hanno determinato l’intensificazione di inviti a “ricostruire meglio”. Inizialmente, solo l’Europa è stata fortemente investita politicamente nella riduzione delle emissioni, ma lo slancio sta accelerando un po’ ovunque. Canada, Corea del Sud, Messico, Cile, Giappone e Sud Africa fanno tutti parte del club in rapida crescita che sta adottando misure per legiferare in merito alla neutralità carbonica. Anche la Cina si è unita, seppur con un obiettivo prefissato per il 2060; un “passo da gigante” nella lotta contro il cambiamento climatico, secondo la Energy Transitions Commission.5
Figura 1: Domanda di energia: in rallentamento nel vecchio mondo, in crescita nel nuovo

Ora anche gli Stati Uniti sono tornati al tavolo, con Joe Biden che si è dichiarato favorevole a versare fino a 2 trilioni di dollari di fondi federali nell’azione per il clima.
Indirizzare i flussi finanziari verso le emissioni zero
È necessario uno sforzo concertato per soddisfare l’ambizione dell’accordo di Parigi, ovvero rendere i flussi finanziari coerenti con gli obiettivi dell’azione per il clima. “A livello globale, nei prossimi trent’anni saranno necessari circa 300 trilioni di dollari di investimenti, ovvero come se si dovessero ricostruire completamente gli Stati Uniti ogni due anni per i prossimi tre decenni”, afferma James Belmont, Climate risk lead presso Baringa, una società di consulenza.
Tuttavia, la natura del rischio climatico rende particolarmente difficile per i finanziatori commerciali sondare la situazione. “Non possiamo aspettarci di continuare a trascinarci in una sorta in equilibrio instabile”, afferma Belmont. “Assisteremo a enormi transizioni oppure a innumerevoli cambiamenti fisici; probabilmente avremo una combinazione disordinata delle due cose. Non si tratta di uno stress test che si allontana dalla questione centrale, in un certo senso le società di servizi finanziari normalmente lo concettualizzano.”
Manca un altro elemento importante al puzzle: le politiche che garantiranno che la transizione possa essere realizzata.
Priorità della politica: individuare la direzione
La politica è la parte difficile, perché ogni paese che sta valutando un percorso verso le emissioni zero deve affrontare sfide uniche. Non esiste una soluzione che sia adattabile a tutti.
Gli economisti e gli analisti più comunemente citati ritengono che il percorso verrà accelerato introducendo tasse sul carbonio6, per garantire che gli inquinatori paghino. Senza di loro, i consumatori non riuscirebbero a comprendere i costi ambientali delle loro azioni e le prospettive di eventuali tecnologie che potrebbero facilitare la transizione sono frenate.
I ritardi nello sviluppo di una visione per nuove infrastrutture a basso tenore di carbonio (beni pubblici che dovrebbero alla fine essere a beneficio di tutti) implicano anche l’impossibilità di risolvere dipendenze e sequenziamento dei percorsi.
“Abbiamo raggiunto il punto in cui il governo britannico è stato più prescrittivo sul tipo di tecnologie che vuole vedere”, afferma Darryl Murphy, Managing director of infrastructure di Aviva Investors. (Il Regno Unito sta dando la priorità all’eolico offshore, all’idrogeno, all’energia nucleare e alla cattura del carbonio.7)
“Alcuni potrebbero affermare che i governi non dovrebbero essere autorizzati a scegliere i vincitori, ma non abbiamo molto tempo. A questo punto, non ha senso avere una moltitudine di tecnologie in concorrenza tra loro”.
Murphy spera che la National Infrastructure Bank, che dovrebbe essere lanciata nella prima metà del 2021, aiuterà a far fronte ai significativi investimenti privati necessari.
L’ascesa delle energie rinnovabili
Nel frattempo, lo spostamento verso le energie rinnovabili è stato un successo clamoroso (cfr. Figura 2) che potrebbe avere effetti importanti.
Figura 2: Potere alle energie rinnovabili: aggiunta di capacità globale netta

Con numerose fonti rinnovabili, è possibile generare una grande quantità di energia a partire dalla luce solare o dal vento quando la domanda di energia è bassa. In futuro, ciò potrebbe essere messo a punto per produrre idrogeno tramite elettrolisi (“idrogeno verde”, se la fonte di energia sottostante è rinnovabile al 100%), mantenendo la capacità installata all’opera.
In questo scenario, l’idrogeno non è solo un combustibile che potrebbe essere utilizzato per alimentare i trasporti, ma anche un importante deposito di energia rinnovabile. (Cfr. Hydrogen: Back to the future.8)
“È possibile ipotizzare una situazione in cui una certa quantità di capacità installata combinata con determinate condizioni meteorologiche potrebbe quasi azzerare il prezzo dell’elettricità”, afferma Howard. “Immaginate che questo sia il punto in cui tutti i veicoli elettrici si caricano, gli elettrolizzatori a idrogeno si accendono e viene ricevuta ulteriore domanda. Se il costo dell’elettricità diventasse estremamente basso, potremmo iniziare a fare le cose in modo diverso”.
Smorzare l’appetito per il carbonio
Nel definire il percorso verso le emissioni zero, la gestione dell’ambiente dell’edilizia è da tenere in grande considerazione. “Il COVID-19 ha scatenato una crisi immobiliare e questo ha affinato le menti”, afferma Sam Carson, Director of sustainability at Carbon Intelligence, una società di consulenza che supporta le aziende nella riduzione della loro impronta di carbonio.
Per un imprenditore, non eseguire grandi opere edili ha il più grande impatto positivo sul carbonio (vedere Figura 3), ma anche “costruire meno” e “costruire in modo più intelligente” con materiali a basso tenore di carbonio può essere vantaggioso.
Figura 3: Potenziale di riduzione del carbonio

“Coloro che gestiscono l’ambiente delle costruzioni non hanno in genere avuto vincoli su “quanto” spazio potessero costruire”, sottolinea Ed Dixon, Head of ESG for real assets di Aviva Investors. "Un grattacielo può essere abbattuto e sostituito, anche se in realtà sarebbe possibile ristrutturarlo. Non c’è nulla nelle politiche o nei regolamenti attuali che lo vieti. Ma la società semplicemente non può permettersi questo tipo di crescita. La soluzione deve implicare un uso migliore delle risorse già disponibili”.
Queste considerazioni stanno ricevendo sempre più attenzione con l’arrivo della contabilità del carbonio. In futuro, il prezzo del carbonio dovrebbe essere significativamente più alto; è improbabile che gli imprenditori edili paghino per materiali ad alto tenore di carbonio se questi non generato un valore significativo in cambio.
“Questo è ciò che determinerà un mutamento nel mercato”, afferma Carson, aggiungendo che coloro che non affronteranno rapidamente le questioni legate al carbonio probabilmente vedranno diminuire il valore delle loro attività.
Consapevolezza dei benefici delle emissioni zero
Il tono del dibattito sulle emissioni zero spesso è appesantito, incentrato sull’industria, sulla combinazione di asset nel settore energetico e così via. Ma anche con la migliore volontà del mondo, l’obiettivo emissioni zero non sarà raggiunto senza un’attenta considerazione di come essere custodi migliori.
“Raggiungere l’obiettivo emissioni zero implica un livello di consapevolezza e collettivismo che oggi come società fatichiamo ad avere”, ammette Belmont. “Ma stiamo assistendo ad alcuni cambiamenti importanti. Sembra ci stiamo avvicinando a un punto di svolta”.
“Come professionisti, tendiamo a parlare in termini di diversi scenari e confrontiamo rischi e costi”, afferma Oliver Rix, partner for energy, utilities and resources di Baringa. “Ma dobbiamo anche parlare di cosa ciò significhi per le persone. Si tratta di migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento acustico, utilizzare la terra in modo più sostenibile, avere zone rurali meglio gestite e migliorare la biodiversità. Anche i trasporti saranno rivoluzionati. Questi sono enormi vantaggi, non dobbiamo dimenticarcene.”