In questa intervista , AIQ parla con la giurista e leader della biodiversità tanzaniana Elizabeth Maruma Mrema del rischio della perdita di biodiversità, della recente Dichiarazione di Kunming e della mancata realizzazione degli obiettivi di biodiversità di Aichi, oltre che del ruolo della finanza nel tutelare il patrimonio naturale.
Leggi questo articolo per comprendere:
- Perché la perdita di biodiversità rappresenta una minaccia e come possiamo quantificare tale rischio
- Cosa emerge dalla Dichiarazione di Kunming formulata l'anno scorso in occasione della Conferenza COP15 sulla biodiversità
- Il possibile ruolo della finanza nel tutelare la biodiversità
Natura e clima sono indissolubilmente legati. Ciò significa che è impossibile risolvere la crisi di una di queste componenti senza risolvere l'altra. Sfortunatamente, però, per i decisori la natura e il clima tendono a essere due ambiti distinti.
Elizabeth Maruma Mrema è segretaria della Convenzione sulla diversità biologica e co-presidente della Task force sulle informazioni finanziarie legate alla natura. Mrema è fiduciosa in un esito positivo, ritenendo si possa trarre insegnamento dal mancato raggiungimento anche di uno solo degli obiettivi di biodiversità di Aichi 2010; crede inoltre che siano stati compiuti progressi e che abbiamo solide basi su cui costruire.
Quanto è grave la minaccia della perdita di biodiversità per le società e le economie umane?
Si tratta di una minaccia reale e significativa. Sappiamo che la biodiversità è il fondamento stesso della vita. Ci fornisce l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo. Isola il carbonio e ha molti altri effetti benefici.
Sappiamo anche che, in termini economici, la biodiversità è una risorsa globale di enorme valore, per le attuali generazioni come per quelle future. Esistono studi che dimostrano come le nostre economie siano altamente dipendenti dalla natura e dagli ecosistemi. Secondo il World Economic Forum (WEF), la metà del PIL globale, pari a 44 bilioni di dollari di valore economico, si basa in grande o in buona parte sulla natura o sui suoi benefici. Per vivere, oltre il 70% delle persone in povertà di tutto il mondo dipendono dalle risorse naturali: 2,6 miliardi di individui traggono in tutto o in parte il loro sostentamento dall'agricoltura, 1,6 miliardi dalle foreste e 250 milioni dalla pesca.
Le economie sono quindi esposte ai rischi di una perdita di biodiversità. D'altra parte, esistono benefici che possono essere sfruttati e opportunità di mercato che non possono essere ignorate. Il WEF ha stimato che un'economia incentrata sullo sviluppo sostenibile può sbloccare almeno 10,1 bilioni di dollari in opportunità di business.
Come misuriamo la biodiversità e la perdita di biodiversità? Quali sono le principali sfide?
Nell'ultimo decennio abbiamo compiuto enormi progressi nella raccolta e nell'elaborazione dei dati sulla biodiversità. I satelliti acquisiscono ogni giorno centinaia di terabyte di dati, consentendoci di mappare meglio gli ecosistemi terrestri e marini. Attualmente, nel database della Global Biodiversity Information Facility1 sono disponibili oltre due miliardi di record di occorrenze di specie.
I dati disponibili non sono distribuiti equamente tra i vari paesi
Parlando delle sfide che ci attendono, I dati disponibili non sono distribuiti equamente tra i vari paesi. La maggiore concentrazione di dati è in Nord America e in Europa, regioni per le quali ve ne sono di più rispetto ad altri luoghi che pure presentano una maggiore biodiversità. E i dati non sono ripartiti uniformemente neppure tra le specie.
Ecco perché il quadro della biodiversità globale post-2020 seguirà uno schema di monitoraggio potenziato, con resoconti a livello nazionale degli indicatori della biodiversità e della perdita di biodiversità.
La prima parte della Conferenza COP15 si è svolta in ottobre. Quali sono gli elementi della Dichiarazione di Kunming che sono emersi da tale incontro?
Il lavoro è incompleto senza la seconda parte. Ma la prima parte della COP ci ha permesso di creare slancio e di ottenere conferma della volontà politica dei governi.
I firmatari della Dichiarazione di Kunming si sono impegnati a intensificare gli approcci a tutela dell'ecosistema
La Dichiarazione di Kunming esorta i paesi a riconoscere l'importanza della biodiversità per la salute umana. I firmatari della Dichiarazione si sono impegnati a lavorare insieme per continuare a promuovere l'integrazione e la sensibilizzazione sui valori della biodiversità nelle loro politiche, regolamenti, processi di pianificazione, piani di riduzione dei rischi delle calamità naturali e contabilità economica, oltre che per rafforzare i meccanismi di coordinamento intersettoriali sulla biodiversità. I partecipanti si sono anche impegnati a migliorare l'efficacia delle misure di conservazione a livello di area per proteggere le specie e ridurre le minacce alla biodiversità.
Si sono inoltre detti disposti a intensificare gli sforzi per garantire una ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'uso delle risorse genetiche, anche riconoscendo l'importanza della conoscenza tradizionale nel contesto dei continui sviluppi tecnologici.
Ma il mondo si era già dato degli obiettivi di biodiversità, in particolare in occasione della Convenzione di Aichi del 2010, e in seguito li ha mancati. Come possiamo essere certi di conseguire i traguardi previsti dal quadro della biodiversità globale post-2020?
In effetti, sebbene in alcuni settori siano stati compiuti progressi, nessuno degli obiettivi di biodiversità di Aichi 2010 è stato pienamente raggiunto. Ma la mancata realizzazione di tali obiettivi contiene insegnamenti che potranno essere utili per il nuovo programma.
Da soli, i governi non possono fare da leader sul tema della perdita globale di biodiversità
Ad esempio, si pensava che dare attuazione agli obiettivi di Aichi fosse compito dei governi. Nell'ultimo decennio abbiamo imparato che, da soli, i governi non possono fare da leader sul tema della perdita globale di biodiversità. Ciò che serve è la cooperazione di tutte le parti interessate: un approccio "all-of-society" e "whole-of-government" che includa nel dibattito i piani economici, di sviluppo sociale e ambientali.
Questa volta vogliamo anche ridurre il tempo che intercorre tra la pianificazione e la realizzazione delle strategie per la biodiversità.
Quali altre lezioni possiamo trarre dal mancato raggiungimento degli obiettivi di Aichi?
Gli obiettivi di Aichi non prevedano meccanismi di monitoraggio, revisione e rendicontazione che consentissero ai paesi di misurare i progressi compiuti. Questa volta, tutti questi meccanismi verranno incorporati in un'ottica di responsabilità per i risultati ottenuti.
Il precedente piano strategico non disponeva delle risorse necessarie per l'implementazione
Inoltre, il precedente piano strategico non disponeva delle risorse necessarie per l'implementazione. Il quadro post-2020 riconosce che ogni anno vengono spesi $500 bilioni di dollari in sovvenzioni dannose per l'agricoltura e la pesca, e che se questo capitale venisse dirottato verso attività più ecologiche e positive per la natura, si renderebbero subito disponibili cospicui fondi da utilizzare per colmare il divario di finanziamenti.
Un'altra lezione che abbiamo imparato dal 2010 a oggi è che non possiamo affrontare la perdita di biodiversità senza soluzioni per il cambiamento climatico, così come non possiamo trovare soluzioni per il cambiamento climatico senza tener conto della perdita di biodiversità.
Lei è co-presidente della Task force sulle informazioni finanziarie legate alla natura. Può spiegarci il ruolo che della finanza nell'affrontare la crisi della biodiversità?
Il settore finanziario è il principale meccanismo con cui un'economia alloca risorse e ripartisce i rischi, perciò può svolgere un ruolo fondamentale nell'ambito della crisi globale della biodiversità. L'allineamento dei flussi finanziari è stato uno degli obiettivi definiti dall'Accordo di Parigi. Mettere in relazione i flussi finanziari con gli obiettivi globali è altrettanto importante e sarà fondamentale per il successo del quadro della biodiversità globale post-2020 e della seconda parte della COP15.
La diffusione delle informazioni finanziarie legate alla natura contribuirà a una maggiore stabilità economica
Le informazioni finanziarie possono svolgere un ruolo primario nel permettere a tutti gli investitori, dalle banche alle compagnie di assicurazione, di integrare i rischi legati alla natura e di incorporare nelle loro decisioni di investimento l'impatto ambientale delle attività che finanziano. Speriamo quindi che il settore finanziario non solo gestisca meglio i rischi e gli impatti, ma identifichi anche le opportunità di passare da flussi finanziari negativi per la natura a flussi positivi. La divulgazione delle informazioni finanziarie legate alla natura contribuirà anche a una maggiore stabilità economica.
Lei ha una formazione in diritto ambientale. Si registra un numero crescente di contenziosi contro le imprese che causano il cambiamento climatico da parte di coloro che ne sono stati colpiti. Ritiene che inizieremo a vedere più contenziosi legati anche all'impatto della perdita di biodiversità?
Non mi stupirei di vedere un aumento dei contenziosi legati alla perdita di biodiversità. Abbiamo visto i giovani fare pressione sui governi per spingerli a dare seguito agli impegni da loro assunti per il bene dell'ambiente. Alcune organizzazioni non governative (ONG) cominciano già a voler sapere da aziende e istituti finanziari cosa fanno precisamente per gestire l'impatto dei rischi legati alla biodiversità.
Se si guardano le cifre sulle estinzioni in massa di specie selvatiche e sulla distruzione delle risorse naturali, c'è di che scoraggiarsi. Come possiamo non perdere l'ottimismo e continuare a lavorare per proteggere la natura?
Dobbiamo lavorare insieme per risolvere questi problemi globali comuni
La natura è importantissima per la nostra vita quotidiana. Dobbiamo mantenerci ottimisti e positivi, se vogliamo contribuire alle azioni che servono. Dobbiamo lavorare insieme per risolvere questi problemi globali comuni.